PERCORSI
E se tu seguissi i miei contorni col dito indice
come a segnare una costa.
E se ancora ti soffermassi sulle alture
delle mie bianche colline.
O se stanco di camminare ti riposassi un poco
nella minuscola grotta riparata dai venti
dietro il ginocchio e l'orecchio
che ti protegge dal sole.
E se poi in un momento d'impeto
marcassi ogni mio spazio con delle bandierine
a indicare
> un passaggio > una faglia > il posto delle fragole
> il belvedere notturno > la scogliera
> la mulattiera sterrata > il pozzo > la conca
> la rotatoria per girarmi intorno
> la segnaletica del diritto di precedenza
> l'obbligo a non tenere distanze minime di sicurezza
ci sarebbe un cartello con scritto
Benvenuto
luminoso enorme rifrangente
il nome del luogo,
l'indicazione di una provincia fatta e pensata
a dimensione d'uomo
- senza bisogno di dissuasori di sosta -
nessun passaggio obbligato
ma solo itinerari consigliati
e arrivato alla punta dei piedi
un altro cartello ti direbbe
Arrivederci torna a trovarci
in questo punto qui
- esattamente qui -
risali a ritroso per fermarti dove vuoi
con le chiavi della città
e il pass per la ZTL.
Profumo di vento di fine agosto
misto a quello del sole e del sale.
Cuore stretto di gioia, largo di rimorso.
Cuore che pulsa.
Che non dovrebbe e pensa.
Bum bum.
andata e ritorno.
Come mare che è sempre li.
Pronto ad accogliere i pensieri.
Che siano e belli o brutti.
Lui si adatta.
Come una formina da riempire
con la sabbia bagnata.
E io di pensieri ne ho, e di bellissimi.
Posso farne castelli.
Per poi inventarmi Lancillotto, Artu, Ginevra.
Io dama, tu torrione.
Tu giullare ed io regina.
Io farmi rovina e tu tempo.
e fortemente maschile,
ingannevole come tanti uomini.
Ha mille toni in ogni soffio.
Sa tradurre il respiro, manipolare il vento.
È uno strumento lungo e rigido,
esageratamente sessuale
come il suo suono basso,
che penetra l’aria,
che finge di essere altro.
Ma il didjeriddoo ha sempre una nota sola.
Solo quella esce dal suo corpo cavo,
alla fine noiosa, ha bisogno di altro.
È una fantasia incapace di evolvere,
di mantenere, durare.
È naturalmente limitata,
un mare immobile senza il suo rumore,
impermeabile.
Un pupazzo che senza una mano è vuoto.
Guardami negli occhi.
Io nacqui pianoforte.
e pensa a tutto fuorchè la strada.
Ascolta la radio, canta a voce alta, telefona, legge,
guarda i cartelloni pubblicitari, osserva le vetrine,
sbircia gli altri autisti, compila la lista della spesa,
ripensa alla cena di ieri sera,
si concentra sugli strani rumori del catorcio,
si chiede come è potuto accadere
che abbia scelto di mettere quella gonna
con quella maglietta,
sogna la vacanza che deve ancora arrivare,
giura che prima o poi leggerà le istruzioni
del barometro digitale,
si accorge che è giunto il momento di depilarsi le gambe,
parla con gli acari che sgattaiolano sui tappetini,
promette solennemente di buttare le scarpe vecchie,
si stupisce di quanto grandi possano essere alcune tette,
commenta la rassegna stampa, si schifa del panorama,
gioca con gli specchietti, beve dalla bottiglietta,
aggiorna la lista dei buoni propositi,
cerca di riconoscere forme note nelle nuvole,
sbadiglia e si stiracchia, tamburella le dita sul cruscotto,
cerca di dare una forma ai propri capelli,
si tuffa nella borsa per cercare gli occhiali,
litiga con il condizionatore,
controlla che le unghie siano sufficientemente corte.
Se, tra l'altro,
si ricordasse
che stanno riasfaltando un pezzo di viale
e scegliesse un altro itinerario,
mi eviterebbe di stare in coda ogni stramaledetta volta.
Ho perso il vocabolario.
Ce lo avevo in braccio,
sì, insomma,
stava esattamente tra la testa e le dita:
io pensavo un pensiero,
quello scendeva verso le falangi
e si portava dietro le parole
che poi si componevano sulla tastiera.
Adesso non succede più.
Continuo ad averli, i pensieri,
ma restano nebulosi ed inspiegati
ed il mio blog langue.
E questo sarebbe niente,
è che oggi è sparito
anche quello che tenevo nel palato
e non sono riuscita a dire opposizione.
Avevo il pensiero ma non avevo la parola.
Io.
(Credo ne uscirò a pezzi.)
Io sbaglio.
E' l'unica asserzione infallibile
che mi sento di esprimere:
compio errori, costantemente.
Se è una donna perfetta quella che volete,
se la mia perfettibilità vi appare una colpa,
allora non è me che desiderate al vostro fianco.
E chi non mi vuole non mi merita.
Addio.
Mi sono svegliata prima che mi accoltellassero.
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Sono io
- Pauline
- "...la più ingenua delle bambine, la più libera delle schiave, la più innocente delle puttane, la più eretica delle sante, la più folle creatrice di tele astratte e parole mai dimenticate, la più fiera signora di vetri infranti e nodi custoditi in un cassetto, la più inquieta sposa di venti e maree ribelli, la più eccentrica regina di idealismi, senza corona e senza terra..."
Obiettivo Pauline
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Ci ficco il naso.
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